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La Maison Leleu, foto by Jean-Pierre Dalbéra from Paris, France, CC BY 2.0 , via Wikimedia Commons
Lo stile Art Déco si sviluppa subito dopo la Prima Guerra Mondiale, come reazione ai grandi cambiamenti che avvengono nello stile di vita e nella società. La ricerca di linee più sobrie, dritte e razionali, si traduce nella progettazione di mobili minimalisti, che al lusso dei materiali pregiati abbinano la purezza delle forme. Un nuova idea di interior design emerge in questo periodo: il mobile non è più fine a sé stesso, ma è visto come parte del più ampio concetto di arredo. Nascono nuovi mobili dedicati ai primi elettrodomestici, come la radio e il grammofono. Gli arredi uniscono praticità, stile e design, per adeguarsi alla casa moderna che si fa più piccola e composta di spazi perfettamente organizzati.
Le origini dello stile e dei mobili Art Déco
Le grandi esposizioni di Parigi nel 1900 e di Torino nel 1902 avevano visto come protagonista l'Art Nouveau. Uno stile già di per sé innovativo, destinato però ad esaurirsi sia per i suoi eccessi che per il tragico sopraggiungere della Prima Guerra Mondiale. Già nel 1906, quando si sta preparando la prossima Esposizione Universale, in Francia si avverte la necessità di opporre alle linee sinuose e asimmetriche dell'Art Nouveau delle geometrie più nette, con linee dritte ed essenziali. Il progetto per la nuova Esposizione Universale prevede di riunire in un unico evento tutte le arti decorative: architettura, arte del legno e della pietra, del metallo e della ceramica, del vetro, arti tessili. Artigianato e industria saranno chiamati a collaborare, con l'obiettivo di dare vita ad un'esposizione moderna, che non ammetterà copie di stili precedenti, considerate antiche e obsolete.
Illustrazione di moda in stile Art Déco (1921), Public Domain CC0 1.0 from rawpixel.com
L’ambiziosa Esposizione Universale, prevista per il 1915, viene sospesa a causa del conflitto mondiale, che scoppia il 28 luglio 1914 e che terminerà l'11 novembre 1918. I cambiamenti nella società sono accelerati e resi ancora più evidenti dai quattro tragici anni di guerra. Gli sconvolgimenti sociali ed economici spingono gli artisti a ricercare uno stile più semplice, razionale e con una funzionalità precisa. L'Esposizione Universale viene organizzata con dieci anni di ritardo, nel 1925. Quindici anni di progettazione e di ricerche portano allo sviluppo di uno stile espressivo nuovo, che vuole superare l’Art Nouveau, senza però ricadere nelle sabbie mobili dell’imitazione di stili che richiamano il passato.
Le influenze artistiche nello stile Art Déco
Il nuovo stile che si sviluppa negli anni Venti del Novecento è chiamato Art Déco e fa proprie le influenze artistiche di tre correnti principali: Fauvismo, Cubismo e Futurismo.
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Il Fauvismo nasce attorno al 1905, come reazione alla corrente impressionista. Il colore puro, i contorni segnati e privi di chiaroscuri, sono alcuni dei tratti distintivi di questa scuola, di cui fanno parte numerosi pittori come Matisse, Maurice de Vlaminck, Georges Braque. Il loro modo di concepire il segno si riflette inevitabilmente sulle decorazioni degli arredi e dei mobili.
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Il Cubismo è la corrente che ha un maggiore impatto sul nuovo stile di arredo. Nasce nel 1909 e ha come capofila Pablo Picasso e Georges Braque, che rivolgono il loro interesse anche verso le influenze dell'arte etnica e africana. I decoratori dell'epoca assorbono immediatamente la nuova visione di questi grandi artisti. Al Salon d'Automne di Parigi del 1912, un gruppo di artisti con a capo André Mare presenta “La Maison Cubiste” (la casa cubista).
“La Maison Cubiste” è una struttura in scala reale di una facciata, realizzata in gesso con finiture geometriche molto definite. Passando attraverso questa scenografia, lo spettatore accede a due stanze arredate: un soggiorno e una camera da letto. Nel salone sono esposti dipinti di ispirazione cubista, dei pittori Albert Gleizes, Jean Metzinger, Marie Laurencin, Marcel Duchamp, Fernand Léger e Roger de La Fresnaye. La decorazione degli interni, ad opera di André Mare, è uno dei primi importanti esempi di Art Déco. Mare progetta la carta da parati, la tappezzeria, i cuscini, i tappeti e tutte le decorazioni delle stanze. I colori vivaci e i motivi floreali, con ghirlande stilizzate e composizioni di rose, diventeranno alcuni dei temi principali nella prima fase dell’Art Déco.
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Contemporaneamente al Cubismo, nasce in Italia il movimento Futurista, guidato da Filippo Tommaso Marinetti, che nel 1909 ne pubblica il manifesto. Il Futurismo si oppone all'arte confinata nelle accademie e nei musei e aspira a rinnovare completamente il mondo della cultura con espressioni innovative, che abbracciano il progresso, mirando a distruggere i polverosi modelli del passato.
Mobili in stile Art Déco: due scuole di pensiero
L'Art Déco fa proprie le ispirazioni cubiste, fauviste e futuriste, ma vede i maggiori ebanisti e produttori di mobili divisi in due correnti principali. Da una parte, gli ebanisti più legati alla tradizione sono influenzati dal Cubismo e tendono a produrre mobili razionali, dalle linee semplici e flessuose, che mantengono alcuni canoni dei secoli passati, come il gusto per i materiali pregiati. I principali rappresentanti di questa tendenza si riuniscono, nel 1919, sotto "La Compagnie des Arts Francaise", di cui alcuni dei rappresentanti sono Emile-Jacques Ruhlmann, Jules Leleu, Paul Follot e André Groult.
Mobile per liquori “sugli sci”, Emile-Jacques Ruhlmann (1930) Sailko, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons
Una seconda scuola di pensiero è quella degli ebanisti più moderni, che vengono affascinati, oltre che dal Cubismo, anche dalle ispirazioni etniche e dal Futurismo. Questi artisti mirano a realizzare mobili e arredi che si distaccano dalla tradizione e che devono soprattutto corrispondere alle nuove esigenze dell'abitare.
Il concetto di mobile viene sostituito da quello più ampio di arredamento, di pari passo con il lavoro degli architetti che iniziano a progettare sia le strutture esterne che gli interni dei palazzi. I maggiori esponenti di questo pensiero sono Le Corbusier e Robert Mallet-Stevens, che intendono adeguare l'arredamento d'interni e i mobili allo stile di vita moderno, in cui le abitazioni si fanno meno spaziose e gli ambienti diventano sempre più definiti secondo la loro funzione.
I tipi di mobili Art Déco e le loro caratteristiche
Con l’invenzione di nuovi elettrodomestici, come la radio e il grammofono, nasce anche l’esigenza di ideare alcuni mobili che possano adeguarsi allo stile di vita moderno. Vengono progettati mobili adatti ad ospitare i nuovi apparecchi, ma anche il mobiletto da cocktail o il tavolino pieghevole, ideali per i ricevimenti e i party a cui sempre più spesso si abbandonano le classi sociali benestanti.
Tavolino pieghevole Art Déco (illustrazione by Ulrich Fischer), Public Domain CC0 1.0 from rawpixel.com
Nello stile Art Déco, i materiali impiegati sono preziosi ed esotici. I legni preferiti sono il mogano, l'ebano, il palissandro, l'amaranto, tutti legni importati dalle colonie francesi. Nel legno viene ricercata una qualità decorativa, sia per le superfici che per le tonalità. Il colore è molto importante nello stile Art Déco: i toni vivaci prendono il posto delle tinte pastello del periodo precedente. Spesso il bianco e il nero creano contrasti eleganti e preziosi. Molti materiali pregiati vengono utilizzati anche nelle decorazioni: la pergamena, la pelle di squalo o di serpente, inserti in avorio, sono frequenti.
Accanto a questi elementi di origine naturale, compaiono anche materiali innovativi che sono ancora oggi presenti nel moderno stile Industriale. Vetro, tubi in nichel e in acciaio, si uniscono alle strutture in legno creando contrasti eleganti e ben bilanciati. I decori in bronzo tipici del passato vengono sostituiti da ornamenti in ferro battuto. Semplicità e rigore, uniti alla geometria essenziale e simmetrica delle forme, sono le caratteristiche principali dei mobili in stile Art Déco.
Lo stile dei mobili Art Déco in Italia
Lo stile Art Déco arriva in Italia intorno agli anni Venti e trova la sua popolarità durante il periodo del regime fascista. Il fiorire del design industriale dà inizio in quest’epoca a un nuovo concetto di architettura d’interni, che si sviluppa soprattutto grazie alle opere di una nuova generazione di architetti, tra i quali Piero Portaluppi (1888-1967), Giovanni Muzio (1893-1982) e Gio Ponti (1891-1979). Tra gli ebanisti, si ricorda soprattutto Duilio Cambellotti (1876-1960).
Negli anni a cavallo tra le due guerre mondiali, Milano inizia ad assumere il suo ruolo di spicco come centro del disegno industriale. Nel 1927 La Rinascente di Milano espone i suoi progetti alla terza Biennale di Arti Decorative di Monza. Gio Ponti ed Emilio Lancia realizzano per i grandi magazzini la collezione “Domus Nova”, una serie di mobili pensati per la casa moderna.
Mobile per sala da pranzo “Domus Nova”, Ponti-Lancia (1927), Sailko, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons
Al progetto collaborano il pittore Giulio Rosso per la decorazione delle pareti e il maestro del vetro Pietro Chiesa per le vetrate. Negli ambienti sono presenti ceramiche Richard-Ginori e vetri della ditta Venini
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